Catechistico 

Annuncio e Catechesi per la vita cristiana le nuove sfide pastorali

Il Concilio Vaticano II (1962-1965) ha prodotto una metamorfosi nella vita della chiesa dandole una impronta missionaria, ovverosia ha impostato la vita del popolo di Dio sulla base di un rinnovato annuncio del Vangelo, di una proficua celebrazione della Pasqua del Signore e di un’attenzione caritativa urgente verso le povertà. In fedeltà a questi principi teologico-pastorali la Conferenza Episcopale Italiana ha dato una svolta missionaria all’azione evangelizzatrice.

La lettera Annuncio e catechesi per la vita cristiana, indica come nuove esigenze pastorali innanzitutto il primo annuncio priorità che nasce dal fatto che la prima evangelizzazione non c’è stata nelle persone che frequentano il catechismo. «Ciò vuol dire che la “catechesi” deve spesso sforzarsi non soltanto di nutrire la fede, ma di suscitarla incessantemente con l’aiuto della grazia, di aprire i cuori, di convertire, di preparare un’adesione globale a Gesù Cristo per coloro che sono ancora alle soglie della fede. Questa preoccupazione ispira in parte il tono, il linguaggio, il metodo della catechesi»1. Si comprende subito che oggi il ministero educativo alla fede deve avere una dimensione missionaria: «Va sottolineato anche il carattere missionario dell’attuale catechesi e la sua propensione ad assicurare l’adesione alla fede dei catecumeni e dei catechizzandi, in un mondo dove il senso religioso si oscura. In questa dinamica si ha chiara coscienza che la catechesi deve acquistare il carattere della formazione integrale, e non ridursi a semplice insegnamento: dovrà adoperarsi, infatti, per suscitare una vera conversione»2.

La successiva sfida è la persona. Accogliendo l’invito del IV° Convegno ecclesiale di Verona (2006), la catechesi è chiamata a mettere al centro della sua attività le persone nelle contingenze dove vivono: dunque è necessaria una catechesi per le famiglie, per i lavoratori, per l’ambiente educativo nelle sue diverse articolazioni, per i disabili, per i carcerati, per la sanità, per il mondo rurale e urbano. Qui si colloca dunque il coraggio dell’inculturazione del messaggio rivelato che impone la riformulazione dei contenuti, la creatività metodologica e uno stile di vita evangelico nella proposta della fede.

La comunità cristiana è indicata come un’altra realtà che esige una singolare attenzione pastorale perché è di sua competenza proporre gli itinerari di educazione alla fede. La consacrazione battesimale è la sorgente di questa responsabilità, la comunità ecclesiale evangelizza e catechizza con il suo essere riflesso della Santissima Trinità e con il suo impegno di attuare, non senza sacrificio, il comandamento dell’amore. L’unità tra i credenti è il segno concreto della presenza di Dio nel mondo. «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me, perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Gv 17, 20-21). Non sempre le nostre comunità hanno dato testimonianza di questa preghiera missionaria di Gesù. Con le divisioni siamo stati motivo di scandalo e abbiamo nascosto più che rivelare «il genuino volto di Dio e della religione»3. La koinonia è segno eloquente della maturità di fede della diocesi, delle parrocchie, dei gruppi e dei movimenti di pastorale. È urgente dunque, dare vita ad una progettazione di catechesi missionaria dove convergano i diversi ministeri e carismi, in cui risplenda la bellezza del volto delle nostre comunità come “luogo teologico” della Parola, dell’accoglienza fraterna e dell’amore vicendevole.

La catechesi rivolta agli adulti e ai giovani è indicata come un’altra sollecitudine pastorale che non sempre ha ricevuto dalle nostre comunità una risposta soddisfacente. Non possiamo negare che l’adulto ha bisogno di una catechesi competente, saggia e prudente che risponda alla propria esistenza. Egli si trova nel momento di prendere decisioni che vincoleranno il presente e il futuro della sua vita, ha una religiosità fragile, un’insufficiente conoscenza del proprio credo e spesso ha un atteggiamento critico verso la Chiesa. Lo scopo pertanto della catechesi rivolta agli adulti deve essere quello di accompagnarlo a scoprire o ri-scoprire l’identità di essere cristiano nella cultura attuale; educarlo alla solidità della professione di fede affinché possa essere profeta del Vangelo con la maturità della propria vocazione e infine presentare la natura genuina della Chiesa, ovvero una comunità dove confluiscono «annuncio della Parola di Dio (kerygma-martyria), celebrazione dei Sacramenti (leiturgia), servizio della carità (diakonia)»4.

Educare i giovani alla fede in un mondo secolarizzato impone alla comunità cristiana l’audacia di offrire dei valori evangelici come ideali di vita, il coraggio di guidare loro alla verità e alla libertà, nonché «la formazione della coscienza, l’educazione all’amore, il discorso vocazionale, l’impegno cristiano nella società, la responsabilità missionaria nel mondo»5. È importante che i catechisti sappiano utilizzare un linguaggio appropriato alla loro età e alla condizione personale, familiare e sociale. I ragazzi per la loro indole sono propensi alla novità, all’amicizia e al rischio: ecco dunque i requisiti necessari per camminare con essi verso la piena comunione con Cristo e con la Chiesa.

La successiva impellenza catechistica è l’iniziazione cristiana. È da apprezzare che la nostra cultura italiana conserva ancor’oggi la tradizione religiosa della richiesta dei sacramenti dell’iniziazione cristiana da parte dei genitori per il proprio figlio. Le motivazioni possono essere molteplici, perfino non consapevolmente né cristiane né cattoliche. Questa domanda però è un’opportunità per la comunità parrocchiale che può manifestare pienamente la propria identità di essere grembo materno che genera ed educa alla confessione della fede le famiglie. Il catecumenato nella sua integrità dispone il neofita ad accogliere la Parola di Dio nella Chiesa e dare una risposta esistenziale alle esigenze del credo. La mancanza di un’evangelizzazione e di una catechesi sistematica e organica negli adulti impone la necessità di organizzare percorsi catechistici di re-iniziazione, affinché essi riscoprano l’esigente bellezza dell’amore di Dio e siano in ogni circostanza e momento della vita autorevoli testimoni del messaggio biblico.

La catechesi fondamentalmente è ministero ecclesiale della Parola. «La catechesi tende, dunque, a sviluppare la comprensione del mistero di Cristo alla luce della Parola, perché l’uomo tutto intero ne sia impregnato. Trasformato dall’azione della grazia in una nuova creatura, il cristiano si pone così alla sequela di Cristo e, nella Chiesa, impara sempre meglio a pensare come lui, a giudicare come lui, ad agire in conformità con i suoi comandamenti, a sperare secondo il suo invito»6. Questa finalità specifica dell’educazione alla fede comporta la responsabilità da parte della comunità parrocchiale a far di tutto affinché le famiglie e i singoli credenti abbiano un rapporto familiare con la Sacra Scrittura e i catechisti concretamente sono tenuti a introdurre i catechizzandi alla lectio divina, a essere incarnazione delle promesse di Dio nella storia e a essere memoria profetica della salvezza attuata nel sacrificio redentore di Cristo. La lettera Annuncio e catechesi per la vita cristiana sprona ogni servitore della Parola di Dio ad avere una sapiente conoscenza sulla divina rivelazione, a vivere in comunione con il Verbo di Dio, a un fedele ascolto dell’insegnamento della Chiesa sulla Sacra Scrittura e a intraprendere con fiducia e con speranza la missione evangelizzatrice e catechizzatrice degli uomini e delle donne del mondo di oggi.
Un altro impegno per la pastorale catechistica è il rapporto tra fede e ragione. «La fede è una delle virtù teologali inculcate da Dio nelle persone, che vengono predisposte all’ascolto confidenziale, corresponsabile ed esistenziale della Divina rivelazione. Intelletto, volontà e libertà, facoltà che distinguono l’essere umano dal resto della creazione, sono chiamate in causa nell’atto di credere. Non c’è né opposizione, né contraddizione, né annientamento della razionalità dell’uomo davanti al Mistero di Dio» . La catechesi ha la missione di educare i catechizzandi al dialogo con la cultura, e ad affrontare le difficoltà morali e i molteplici problemi sociali alla luce del Vangelo. Di fronte a queste situazioni la catechesi deve essere presente nelle realtà socioculturali delle persone e avere una dimensione ecumenica e interreligosa, formare alle esigenze evangeliche del comportamento etico e integrare nei contenuti da trasmettere la dottrina sociale della Chiesa.

L’educazione alla fede ha una componente dottrinale, la Chiesa nel compimento della sua missione evangelizzatrice comunica la Parola di Dio, per questo «la Sacra Scrittura e il Catechismo della Chiesa Cattolica debbono ispirare tanto la catechesi biblica quanto la catechesi dottrinale, che veicola la parola di Dio» . Si richiede pertanto ai catechisti una cognizione del Catechismo della Chiesa Cattolica come anche del suo compendio per svolgere competentemente il loro ministero.

L’ultima, non per questo meno importante, delle esigenze pastorali sono i catechisti. Innanzitutto il catechista si qualifica per il suo essere discepolo di Cristo, per la sua spiritualità ecclesiale e per la sua fisionomia credente. I suoi tratti specifici sono la maturità umana e cristiana: la prima cerca di integrare valori, criteri e atteggiamenti che consentano uno sviluppo armonico della propria personalità. Per raggiungere questa finalità è necessario enfatizzare alcune attitudini come: esercizio della libertà, stabilità emotiva, integrità etica, apertura al pluralismo, fermezza decisionale, capacità altruistica, determinazione comportamentale, capacità di rinuncia, tolleranza, pazienza e saggezza nelle relazioni interpersonali. Le catechiste e i catechisti devono essere formati alla fortezza d’animo e in generale «a stimare quelle virtù che sono tenute in gran conto fra gli uomini e rendono accetto il ministero di Cristo, quali sono la sincerità d’animo, il rispetto costante per la giustizia, la fedeltà alla parola data, la gentilezza del tratto, la discrezione e la carità nel conversare» .

La maturità cristiana dei catechisti comporta la riscoperta della bellezza delle virtù teologali e un’adesione amorevole alla Chiesa. Ciò lo impegna ad una cordiale comunione con tutti i membri del popolo di Dio, anche se non va dimenticato che proprio questo rapporto interpersonale a volte è faticoso. Nel cammino educativo verso la maturità cristiana degli educatori alla fede e per l’integrità della loro vita occupano un posto di rilievo i sacramenti, particolarmente l’Eucaristia e la riconciliazione. Nel primo essi hanno il nutrimento spirituale: Cristo è il Pane della vita e quindi l’alimento che sostiene la loro testimonianza di fede. Nel sacramento della confessione si incontra la misericordia divina, l’amore che perdona, conforta e consola, come anche l’amore che educa, corregge e guarisce. Celebrare questi due sacramenti è per i catechisti e le catechiste una fonte sicura di piena cognizione del proprio servizio nella Chiesa e nella società.

Don Ramón Peralta
Direttore dell’Ufficio Catechistico Diocesano
Diocesi di Sulmona-Valva


  1. Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica Catechesi tradendae (16 ottobre 1979), n. 19.
  2. Congregazione per il clero, Direttorio generale per la catechesi (15 agosto 1997), n. 29.
  3. Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione pastorale sulla chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes (7 dicembre 1965), n. 19
  4. Benedetto XVI, Lettera enciclica Deus caritas est (25 dicembre 2005), n. 25.
  5. Congregazione per il clero, Direttorio generale per la catechesi, n. 185.
  6. Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica Catechesi tradendae (16 ottobre 1979), n. 20.
  7. R. Peralta, Il ministero ecclesiale della catechesi, Àncora, Roma 2010, 12.
  8. Congregazione per il clero, Direttorio generale per la catechesi, n. 128.
  9. Concilio Ecumenico Vaticano II, Decreto sulla formazione sacerdotale Optatam totius (28 ottobre 1965), n. 11.